Della fede vissuta in concreto testimoniano gli edifici religiosi come
la chiesa parrocchiale dedicata a San Maurizio. A levante del paese, al
bivio dell'antica strada mercantesca Stresa-Orta con la strada per
Nocco, c'era nel 500 un tempietto dedicato alla Purificazione della
Vergine,o Madonna di Bretta. Da una statua che qui si venerava,la
dedicazione antica si mutò nel secolo scorso in quella attuale a San
Rocco. Legata all'Erno e alle sue piene è la storia della Madonna del
Sasso. Un viandante travolto dalle acque del torrente in piena invocò
Maria ed ebbe salva la vita aggrappandosi ad un masso. Su quel sasso
egli fece allora dipingere per voto l'immagine della Madonna del
Rosario. Successivamente si pensò di tagliare il masso e di portare
l'immagine in una nuova chiesetta inaugurata nel 1939, ed ancora oggi
cara ai Gignesini. In seguito al lascito Colla il Municipio s'impiantò
nella palazzina che reca impronta dell'estrosità artistica del suo
proprietario, l'Architetto Angelo Colla. Monumento ai caduti della
Grande Guerra, l'edificio delle scuole, costituì un grosso sacrificio
finanziario per il paese, ma si rivelò una delle realizzazioni più
innovative, sia per la capienza (ospitò la prima sede del Museo
dell'ombrello), sia per l'ubicazione. Il Museo, ideato nel 1939
dall'agronomo I. Ambrosini, a cui si deve anche il Giardino Alpinia, dal
1976 è allestito nella nuova sede promossa dall'Associazione amici del
museo. Il declino del paese sembrava ormai inesorabile se non fosse
intervenuto un fatto nuovo e imprevedibile: il Turismo. All'inizio
furono alcuni escursionisti Inglesi a incamminarsi verso il Mottarone
per goderne lo straordinario ampio panorama. Quando i mezzi di
comunicazione resero più agevoli gli spostamenti, il flusso di
visitatori che salivano dagli alberghi di Stresa e di Baveno divenne più
sostenuto, e così operatori intraprendenti costruirono alberghi nei
luoghi migliori per offrire conforto e ospitalità in un ambiente
eccezionale. Il turismo d'elite del primo Novecento ha dato una
particolare impronta al paesaggio, contrassegnato dallo stile Liberty.
Leggende:
Genesio, il genovese
Si narra che nel secolo XI un certo Genesio, genovese d'origine, per
sfuggire alla rappresaglia che gli era stata tesa da nobili, ai quali si
era ribellato, si era rifugiato con la moglie e i tre figli nei boschi
del Mergozzolo,proprio nella zona dove sorge Gignese. Nel contempo
avvenne che tre giovani donne, per sottrarsi alla peste che era
scoppiata nel Milanese, dove faceva orrenda strage, si rifugiassero
nello stesso luogo e là sposarono i tre giovani. Dai felici matrimoni
nacquero i figli che contribuirono alla nascita del nuovo paese, che in
onore di Genesio, si chiamò Gignese.
La pietra papale
Intorno alla pietra papale, ormai scomparsa ma famosa in passato, sita
in territorio di Gignese,sono fiorite in tempi lontani, curiose
leggende. Il Divin Maestro, peregrinando sulle pendici del Mottarone,
per ammirare la meravigliosa opera del Padre, stanco sostò dove il monte
degrada e in un pianoro sedette a riposare. Agli apostoli che mostravano
desiderio di proseguire disse:Ingegnatevi! (ingignevas). Da quella
esclamazione la località si chiamò Gignese. L'apostolo Pietro proseguì
tutto solo il cammino. Giunse ad un grande masso di granito.Restò
colpito dalla gigantesca proporzione e si fermò ad ammirarlo. Tosto la
sua mente corse alla parole che un giorno gli aveva detto il Maestro:-Tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa-e riflettè
riposando sul masso prima di ritornare dal Maestro.
Così si vuole che al masso sia stato attribuito l'aggettivo "Papale" in
onore della sosta fatta colà dal primo Papa S.Pietro.
Intorno alla pietra papale esiste un'altra leggenda. Il sasso era posto
sulla vetta della montagna vicino a Gignese. Un giorno il "gnel"
(l'agnello mammone), ossia il diavolo in persona, gli diede una tremenda
cornata che lo fece ruzzolare fino in basso; un'incavo del sasso, oggi
demolito, testimoniava fosse stato fatto dalla cornata. Taluno l'ha
chiamato il sasso del Vescovo,forse ritenendo eccessivo scomodare il
Papa per soli 1500 metri cubi di granito. E' da notare che di questo
maggiore monumento geologico della zona, del quale resta nei più anziani
il ricordo, o la testimonianza di qualche fatto,si sono occupati diversi
studiosi,tra cui il geologo Carlo Parona dell'università di Torino.
L'etimologia di Gignese può riscontrarsi in un'altra favolosa
versione,in cui si ravvisa l'industriosità degli abitanti. Il buon Dio,
quand'era intento a battezzare villaggi e località, stanco si rifiutò di
dare il nome al villaggio mottaroniano sbrigandosela col dire agli
abitanti, che attentamente attendevano il suo autorevole responso, di
trovarselo: "ingegèes (ingegnatevi), da cui nacque nel dire degli
abitanti di Gignese.
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